martedì 10 aprile 2012

Uno e tanti

Tra i diversi gruppetti di cui un gruppo è composto ce n'è uno che interessa particolarmente ad un bambino che vorrebbe entrarci. Non viene accolto. Per diversi motivi: non è simpatico, non ha i medesimi interessi, altro. A volte, guardando il suo comportamento, ti viene da pensare che non voglia nemmeno entrarci, ma solo dare fastidio. O forse dà fastidio perché non viene accolto. In ogni caso risulta evidente che tutto quello che può nascere da questo rapporto-scontro bambino/gruppo è una serie di episodi di aggressione, sberleffo, esclusione. Quando questi episodi diventano sistematici e immotivati (ovvero il motivo si perde nella notte dei tempi: gli ho nascosto la cartella perchè la settimana scorsa mi ha rubato il pallone) inizia un circolo vizioso per cui per tutto il tempo del doposcuola i bambini si cercano appositamente per darsi fastidio.

Allora l'intervento riparatore, che era sempre stato sottotraccia, improntato all'accettazione o all'ignoro dei comportamenti più aggressivi, diventa necessario.

Si parte da alcuni concetti base: la convivenza è necessaria: tra le 12:30 e le 16:00 si sta insieme. Non è necessario amarsi e trovarsi tutti simpatici; inclusioni, esclusioni, antipatie e simpatie non sono discutibili almeno finché non vanno a minare la convivenza (vedi in mensa: non ti siedi al nostro tavolo) per cui diventano inaccettabili.

Si prova quindi con la "gentilezza", nel senso di: civile, cortese, garbato. Si può dire no gentilmente. Si può giocare nella stessa squadra di calcio pur senza amarsi, ma con garbo e cortesia. Un atteggiamento civile insomma, per cui si capisce che gli spazi di tutti sono di tutti, che i giochi cui partecipano tutti tutti devono poter partecipare, che in aula compiti ognuno ha i propri e si può dialogare e confrontarsi. E significa anche: non per forza devi e puoi essere amico di qualcuno che non ti vuole. Che puoi provare con gentilezza e con gentilezza devi prenderti l'eventuale rifiuto che sarà a sua volta gentile.

Questa è la strada che in questo caso stiamo percorrendo. Il come è in fase di sviluppo (lavoro sui bambini e anche sui genitori che dovrebbero essere i primi a ispirare reazioni non aggressive e a proporre al proprio bambino di fare il primo passo). Funzionerà? Se questi bambini torneranno a vivere senza la necessità di darsi fastidio l'un l'altro pur senza arrivare ad un odio sordo e cupo (robe da adulti insomma), allora avrà funzionato. A giugno la risposta.

Stefano.

1 commento:

  1. Grazie Stefano, i primi segnali positivi iniziano gia' a vedersi a quanto sembra, la primavera ci aiutera' stavolta.
    Giorgio

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